di Maurizio Spaccazocchi
In questi primi giorni di dicembre ci mancava solo di sentir cantare la nota canzonetta: Tutti al mare! Tutti al mare, per mostrar… nella speranza di prevedere una Festa di Natale del tipo: Chi c’è c’è e chi non c’è s’arrangi!
Ma a parte questo mio avvio burlesco, dalle tante richieste che di giorno in giorno arrivano da regioni e comunità italiane e ancor più da nazioni europee, in realtà, dopo tutto quello che stiamo passando con il Covid 19, molti sentono fortemente la mancanza delle feste natalizie. No, non certo per esaltare quel nostro senso religioso, che da anni sembra vivere nascosto sempre più da una smodata laicità; e oggi si nota pure dalla miriade di richieste che invitano il mondo della politica a chiarire ai cittadini come dovrebbero trascorrere la festa più “sentita” della nostra cultura occidentale europea.
Ma in quanti abbiamo pensato davvero con quale motivazione profonda facciamo questa richiesta di festa? Quanto è credibile oggi il noto proverbio popolare: Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi? E poi ancora, che cosa intendiamo noi con il bisogno di Gioia che vorremmo poter vivere in questa più che prossima Festa di Natale?
A queste e a tante altre domande, dovremmo cercare tutti di dare un risposta sincera, specialmente dopo aver già vissuto e soprattutto mentre stiamo ancora vivendo la vicenda del Corona Virus, tra l’altro senza avere alcuna certezza su quando potrà sparire.
No! La verità è che noi non sentiamo affatto il bisogno di rispondere a questi interrogativi, perché incoscientemente siamo tutti affamati di festa! Ok, ma di quale tipo di festa?
Quella per la nascita di Gesù bambino o quella che da anni ripetiamo praticando tanto la solita e scandalosa bulimia cibaria quanto l’altrettanto sperperato acquisto di regali, così, per farci sembrare più buoni di quello che di fatto non siamo?
Difronte a questa finta ricerca di una vera festa, ci illudiamo tutti di poter “comprare”, almeno a Natale, la giusta Gioia di cui tanto abbiamo bisogno in questo brutto periodo. Ma purtroppo per noi, la festa del vero Natale non è data da queste futili cose, non è data da questi finti gesti di apparente bontà.
Per esperienza quotidiana dovremmo sapere che esiste una immateriale per quanto valida “moneta” in corso umano; sì, una “moneta” più impegnativa di quei tanti euro che spenderemo per illuderci di essere vivi durante le prossime feste natalizie. È una “moneta” a due facce come tutte le altre, e “porta” impresse due immagini che per noi umani non sembrano per nulla accomunabili al concetto primario di Festa di Natale: quella della Gioia e quella del Dolore.
Ma noi come entità terrene, preferiamo pensare che queste due opposte emozioni siano disunite, lontane, quando al contrario nella vita reale sono molto contigue per non dire integrate. Questa fusione sta a significare che la specie umana non può pensare di vivere la Gioia o il Dolore in dimensione separata: è nel vissuto quotidiano che il Dolore si può trasformare in Gioia come pure la Gioia in Dolore.
Ecco dunque come sarebbe giusto che sia la nostra prossima Festa di Natale: una sana e buona trasformazione del Dolore vissuto in una Gioia forte per quanto umile.
Ma adesso diciamocela tutta la verità: questa nostra nuova festa non ha alcun bisogno di far riaprire le piste da sci, i ristoranti, i negozi, le palestre, i teatri, i supermercati con orari schiavizzanti. No, questo nostro prossimo Natale, dovrà essere come mai è stato, e cioè molto più a misura umana: meno spese, meno cibo, meno luminarie, meno fuochi d’artificio, meno viaggi, e ancor meno sbracate azioni plateali con relativi piatti lanciati dalla finestra, etc…, ma ricco di tante illuminate emozioni e di giusti sorrisi, per ringraziare Dio (o qualunque altro Supremo si voglia) d’aver fatto restare in vita noi e i nostri cari; ma soprattutto per rispettare in dolce e intimo silenzio tutti gli assenti d’ogni età, rubati alla vita dal virus. Tutte quelle migliaia e migliaia di persone che non potranno essere con noi e con i loro cari a far finalmente quella giusta festa che da anni e anni andava fatta.
Accingiamoci quindi a preparare una tavola serena, parca di cibo e con un posto libero in più, un piatto con una candelina rossa accesa, in onore dei tanti assenti che, forse anche per colpa nostra, non ce l’hanno fatta. Glielo dobbiamo!
Questa sarà la più vera e più semplice Gioia che dovrà offrirci la nuova Festa di Natale, per non dimenticare mai che siamo noi stessi quella “moneta” con la faccia della Gioia e del Dolore!
In merito a ciò vi invito a riflettere sui versi di Gibran Kahlil Gibran:
Quando siete contenti, guardate in fondo al cuore e saprete che ieri avete sofferto per quello che oggi vi rende felici. E quando siete tristi, guardatevi in cuore e v’accorgerete di piangere per quello che ieri fu il vostro diletto.
Tra voi, alcuni dicono: La gioia è più grande del dolore., e altri dicono: Il dolore è più grande.
Ma io vi dico che sono inseparabili. Essi giungono insieme, e se l’una si siede accanto alla mensa, ricordatevi che l’altro sul vostro letto dorme.
In verità siete bilance che oscillano tra la gioia e il dolore.
(da Il Profeta, Guanda, Milano 1980, p. 59).
Con la forza data dal Dolore, un Natale carico di Gioia a tutti!