Perdere l’attimo

Perdere l’attimo

C’è qualcosa d’amaro e di triste nel vedere persone che al passaggio dei grandi ciclisti che si sfidano nel Giro d’Italia, lo “guardano” col cellulare mentre i corridori gli “scorrono” davanti ai loro occhi. Occhi che, molto spesso, sono più impegnati a “centrare” la ripresa che, a vivere con entusiasmo quell’attimo di vita fortemente emotivo. Se poi fai la seguente domanda ad ognuno di questi improvvisati “registi”: Ma perché non ti godi la “scena” con tutti i tuoi sensi, visto che hai la rara fortuna che ti si presenta solo in quell’attimo fuggente? Ti daranno tutti la stessa risposta: Così la rivedo dopo!

E c’è ancora qualcosa di più deludente nel vedere un’intera classe di giovani che davanti alle grandi opere d’arte presenti in un qualsiasi museo italiano o straniero, invece di vederli fermi e attenti con l’intero corpo, invece di vederli bloccati e sospesi dal proprio respiro, invece di spalancare gli occhi e la bocca, etc…, insomma invece di cogliere quell’attimo d’estasi irripetibile, prendono anch’essi in mano il loro cellulare o tablet, e via che lasciano il compito di “registrare” in digitale ciò che invece andrebbe vissuto “accendendo” la propria memoria neuronale che subito “colorerebbe” quel vissuto di emozioni, di suoni e rumori, di una tonicità muscolare viva interiormente, di ricordi che non potranno poi spegnersi con un semplice delete, come qualche settimana dopo si farà con quelle foto e filmati per non appesantire la “stanca” memoria digitale di quel sostituto “cervello” tecnologico che, ogni giorno di più, sta prendendo il posto del nostro “gigantesco” e multisensoriale sistema nervoso.

E questo gioco quotidiano che tende sempre più a sostituire la memoria presente nel nostro sensibile corpo-mente con “quella” digitale, trova un altro brutto esempio quando i nostri studenti vanno in gita e, trovandosi sul pullman, invece di guardare con i loro sensibili occhi, anche qui si dilettano a registrate con freddezza un ambiente esterno del quale non sanno cogliere gli attimi di bellezza che molto spesso sono pure esaltanti, inediti, sorprendenti, affascinanti, grazie anche ad architetture e monumenti, a alberi, prati e fiori, grazie a torrenti e fiumi, a colline e montagne segnate dalla loro millenaria storia, etc.

Quel così la rivedo dopo!… è ormai la dimostrazione reale che si sta perdendo sempre più quel tipo di impegno che richiede a nostri giovani un grande coinvolgimento corporeo, emotivo, visivo, auditivo, attentivo-silenzioso, introiettivo e gratificante sino al punto che, tale vissuto, si materializzi tanto nei sensi quando nella loro fusione sinestesica, e quanto ancor più nella loro mente-memoria. Vissuto, questo, che rimane fortemente “inciso” nei nostri neuroni e che, quindi, conferma l’importanza del valore umano di saper cogliere l’attimo, e non invece “demandarlo” alla memoria digitale che è esterna alla nostra grande e ineguagliabile ricchezza biologica, psicologica e culturale, che solo la nostra coscienza umana sa davvero di che cosa stiamo parlando.

Ragazze e ragazzi, difronte a un’opera arte, difronte alla natura, difronte a un grande concerto o a una grande opera teatrale, difronte a un grande evento sportivo, etc…., insomma quando avete la fortuna di trovarvi davanti a un qualsiasi vissuto di bellezza, spegnete i cellulari e i tablet, e “accendete” il vostro corpo pieno di mente, perché solo così potrete affermare di aver colto finalmente quell’attimo fuggente!

di Maurizio Spaccazocchi