Vitali Klitschko, il sindaco-pugile che difende Kiev: “Come sul ring, lotto senza paura”.
C’è stato un tempo in cui per guidare un popolo ci si poneva davanti al popolo… Ma non quando si trattava di banchettare o inaugurare, no! Quando si trattava di combattere per i principi condivisi con il popolo. In Ucraina stiamo, vivaddio, rivedendo queste storie; in Ucraina ci troviamo di nuovo di fronte a uomini che combattono per la propria libertà e mettono a repentaglio la propria vita pur di difendere il valore della vita. Abbiamo visto Vitali Klitschko e abbiamo incontrato gli occhi di un uomo che prima di chiedere qualcosa ai propri cittadini si muove di persona e affronta con coraggio la fatica se si tratta di fatica, il combattimento se si tratta di combattimento, la trattativa se vi sono i margini per trattare. E lo fa non per benefici personali, ma per determinare il superamento delle questioni che incombono sulle persone inermi che stanno subendo questa invasione.
No! tutto questo non è scontato. I tanti Dirigenti ucraini, li vediamo tra le macerie a scavare, tra i soccorritori a dare una mano, e li vediamo imbracciare un fucile o a costruire una molotov, e li vediamo anche di fronte a una telecamera a chiedere aiuto, con grande dignità, a chiedere il dovuto soccorso umanitario per la propria gente.
Di fronte a questo come si muove la nostra classe dirigente? Quali azioni pone in essere? Come li pone di fronte a questa storia?
Certo mandiamo armi… Ma sono gli uomini ucraini, i ragazzi, gli anziani e anche donne a usarle. Mandiamo le armi a molte persone che non hanno mai visto un’arma… e poi mandiamo viveri e poi, certo la cosa più nobile, ci siamo organizzati per l’accoglienza. Ma il vero problema, nonostante ciò, resta tutto intero se la guerra non si fermerà PRESTO!!! SUBITO!!! ORA!!! Non serviranno le armi che mandiamo, anzi faranno ancora più morti, e saranno inutili i viveri perché la gestione dei ceckpoint di ricevimento è sempre più complessa e non possiamo pensare di accogliere i milioni di donne e uomini che stanno drammaticamente subendo questa ignobile aggressione.
E allora proponiamoci come scudi umani, pronti a partire, ma non avendo la struttura dei martiri vogliamo partire con Macron, con Draghi, con i nostri parlamentari ed europarlamentari, vogliamo partire con quelli che ogni giorno stanno davanti alle telecamere a farsi intervistare a mille miglia di distanza dal conflitto, con quelli seduti nei salotti televisivi a vaticinare, vogliamo partire con un uomo giusto, il modello a cui siamo legati in questo magro tempo, Papa Francesco, e vogliamo con noi gli empi e i potenti che pensano a comprare rifugi antiatomici piuttosto che fare di tutto per salvare i poveri e i bambini che stanno 24 ore sotto le bombe a KIEV. Immaginiamo il nostro Presidente del Consiglio e Boris Johnson che da Westminster continua a urlare e a sanzionare soltanto… e poi ancora Pedro Sànchez, Brigitte e Emmanuel Macron, Charles Michel, Ursula von der Leyen alla testa di senatori, deputati, parlamentari ed europarlamentari dei 22 Paesi in una decina di Bus Gran Turismo che giungono a Kiev e nelle altre città ucraine che stanno subendo il fuoco dell’invasore… E li immaginiamo fermarsi in strada a protezione della gente comune…
Provate anche voi a IMMAGINARE insieme a noi…
Cosa farebbe Putin e il suo esercito? Sparerebbero ancora? Sparerebbero sui Capi di Stato? Avrebbero il coraggio di sparare su Joe Biden? Per quanto sia indifeso l’americano ci farebbe una bella figura? Non sarebbe peggio che sparare sulla Croce Rossa? No, Vladimiro non sparerebbe più, sarebbero gli stessi cittadini russi a spiegargli che si è imbarcato in una barbarie che non giova all’umanità di cui loro stessi fanno parte; perché l’umanità non è una sola parte ma quell’insieme che governa la relazione con la vita di tutti sul nostro pianeta. Forse sarebbe più giusto scrivere “che dovrebbero governare davvero” perché è da troppo che vediamo governare soltanto gli interessi di parte invece che… l’umano e l’attorno dell’umano. In ogni caso, cari Capi di Stato, ci state con noi?
I pullman potrebbero partire da Bruxelles, ci potremmo vedere tutti sotto il Parlamento Europeo, ogni Capo di Stato assumerà il ruolo di Capo Pullman e in ogni Bus faremo salire 50 tra parlamentari ed europarlamentari di tutti i Paesi europei. Così, nelle 23 ore di viaggio (minuto più minuto meno) potranno decidere seriamente in quali città, dove stanno combattendo, vorranno portare il loro cuore subito dopo essere passati a KIEV per dare testimonianza del loro reale impegno. Sì l’impegno quello vero, non quello fatto di inutili parole e ipocriti improperi verso Vladimiro il cui unico risultato è quello di farlo sentire ancora più forte. Certo non ripeteremo le Termopili, anche perché dei Leonida tra i parlamentari, europarlamentari e Capi di Stato, proprio non li vediamo, ma almeno avremo certamente ottenuto la fine della contesa: i cannoni non spareranno più, gli aerei non bombarderanno, i generali comunicheranno ai propri soldati la tregua… E poi, finalmente, vedremo un Putin invelenito perché consapevole che lui, proprio lui, ha perso il pullman e con il pullman ha perso anche ogni microscopica goccia di credibilità.
IMMAGINATE la gente d’Ucraina quanto sentirà la concreta vicinanza della nostra classe dirigente e IMMAGINATE quanto appeal recupererà l’intera classe politica nei confronti popolo europeo e non solo. IMMAGINATE un Inno alla Gioia tutti in coro che inizia da lì, dal cratere di uno dei missili russi fatti cadere a Odessa che da ipocentro di devastazione diventa epicentro da cui far partire, insieme, la ricostruzione. Perché questo dev’essere l’obiettivo, la ripresa della vita, l’inizio di un nuovo giorno per la gente d’Ucraina e per il contesto mondo che vuole lasciarsi alle spalle l’odore acre del piombo e, che pur non riuscendo a immaginare ancora i fiori nei cannoni, ha diritto a sperare ancora nella capacità degli uomini di creare il più sano divenire.
di Andrea Iovino, Maurizio Spaccazocchi
(foto di apertura in homepage by Samuel Francis Johnson on Pixabay)