Oggi, molti di noi vivono immersi nella tecnologia. Un giovane, con gli occhi fissi sullo schermo del suo smartphone, una sorella che ascolta musica con le cuffie sul suo iPad, genitori che controllano le finanze online e che aggiornano la lista della spesa consultando un tablet. Sebbene siano tutti fisicamente vicini, ognuno di loro è distaccato dal mondo circostante, assorbito nel proprio universo digitale. Questo scenario potrebbe sembrare apocalittico, ma in realtà solleva una domanda cruciale: cosa condividiamo oggi tra le diverse generazioni?
In un’epoca saturata di stimoli tecnologici, ci chiediamo: la condivisione è ancora un valore fondamentale, o è diventata superflua? Può davvero esistere un sapere comune tra le generazioni?
La risposta potrebbe trovarsi in un concetto essenziale: la condivisione è ciò che rende l’essere umano tale. Condividere non è solo un atto fisico, come dividere un pasto, ma anche un’esperienza emotiva, un dialogo, una collaborazione. È nell’atto di condividere che si costruisce una vera connessione umana, che va oltre l’isolamento e l’individualismo. La vera umanità risiede nel piacere e nel valore di condividere con gli altri, di partecipare insieme alla vita, alle emozioni, alle esperienze.
Se la famiglia descritta all’inizio si limitasse a consumare le proprie esperienze digitali senza mai condividerle, potrebbe perdere quel legame che la rende davvero umana. L’umanità, infatti, è fatta di com-partecipazione, di aderenza alla vita degli altri. E solo nella condivisione possiamo ritrovare il vero senso dell’essere insieme.