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Basterebbe la storiella del piccolo Colibrì. Dalle parole ai fatti
di Maurizio Spaccazocchi
In questa riflessione sul ruolo della collettività nella tutela dell’ambiente, il pedagogista e musicologo sottolinea come “anche le scelte e le migliori azioni possono prendere la spinta dal basso” laddove “ognuno di noi faccia davvero la sua piccola parte!”
15 Ottobre 2021 – Stanno trascorrendo decenni dopo decenni, ma il problema relativo all’assunzione di una forte coscienza ambientale da parte di tutti, non sembra per nulla emergere fattivamente.
Tutti notiamo gli eventi negativi che si succedono ormai da anni in tutto il mondo, tutti ci accorgiamo della mutazione metereologica dei nostri luoghi e tutti ne parliamo animatamente… Ma la priorità reale, che sarebbe poi quella di iniziare a fare qualcosa e subito, la sentiamo cantare nelle varie canzoni italiane e straniere (es. Change The World, le tante versioni di Bella ciao Climate, etc.) o ancora nelle varie dimostrazioni di piazza dalla voce di giovani che gridano Svegliatevi, ma che nessuno di questi e ancor di più di noi stessi, di decidere con forza e carattere la mutazione del proprio stile di vita, proprio non se ne parla.
Sì è il nostro personale stile di vita, che è poi quello che, moltiplicato per miliardi di persone, sta alla base della distruzione costante dell’ambiente e, di conseguenza, di tutte le forme di esistenza, compresa la nostra. Quindi, se questo può essere il nostro contributo sarebbe ora di cambiare le nostre abitudini, mutandole cercando di dare risposte reali e responsabili alle nostre azioni quotidiane:
Che cosa e quanto devo mangiare oggi.
Quanto devo decidere di bere.
Quanto devo aprire il rubinetto dell’acqua di casa.
Quanto devo accendere le luci di casa.
Perché è giusto pulire non solo casa mia ma anche attorno.
Come posso fare una sana e corretta distinzione dei rifiuti che produco.
Come è più giusto vestirmi.
Quanti soldi devo spendere al giorno.
Quando usare l’auto e i mezzi di trasporto pubblici.
Con che cosa comunicare e perché farlo troppo spesso e inutilmente.
Per quanto tempo tenere accesa la televisione e il computer.
Come quando e perché festeggiare.
Come prevenire il vizio e le malattie che dipendono dalle mie malsane abitudini.
Che cosa posso fare per mantenere pulita la mia-nostra città.
Cosa fare per rendere più ecologica casa mia.
Come cercare di fare meglio il mio studiare o il mio lavorare.
Che cosa posso fare per chi sta peggio di me.
E chissà quante altre migliaia di domande dovremmo porci tutti, ma soprattutto quali risposte reali potrebbero davvero metterci in condizione di agire e reagire con qualità?
Se poi di fatto tutto ciò resta nelle sole “nostre belle parole” che, purtroppo, come ben sappiamo, a volte volano perdendosi nel vento, non riusciremo mai a essere artefici del miglioramento della nostra madre Terra, di tutte le forme di vita animale, vegetale e minerale, come della nostra stessa esistenza. Noi come civiltà ci stiamo comportando come il titolo del film-documentario (del 1982 regia di Godfrey Greggio) Koiaanisqatsi che, in lingua Hopi, sta a significare vivere una vita senza equilibrio. Si siamo esseri squilibrati perché mentre la natura è meravigliosa per quanto disarmata, noi tutti, in varie modi e forme, siamo predatori di quel Tutto che ci ospita.
A questo punto qualche giovane potrebbe anche arrabbiarsi e dire che non spetta solo alle nuove generazioni assumersi questa grande responsabilità, ma anche e soprattutto al potere politico, ai negozianti, ai supermercati, agli architetti, agli ingegneri, ai chimici, ai militari, agli ospedali, alla chiesa, alle scuole, alle industrie, alle multinazionali, insomma a tutte le nazioni di questo mondo.
La storia del Colibrì
Certo, anche questa considerazione ha un fondo di verità, ma a ognuno di noi, con il proprio piccolo contributo reale, potrebbe dire orgogliosamente che finalmente ha fatto la sua piccola parte. Come l’antica favola africana del piccolo Colibrì, che mentre tutti gli animali della savana discutevano su come spegnere un grandioso incendio che stava distruggendo la foresta, volava sul vicino fiume prendendo con il becco una piccola goccia d’acqua per farla cadere subito sulle fiamme, e così continuò a ripetere questo suo piccolo gesto, finché non venne rimproverato dal grande re leone: “Ehi tu, piccolo come sei, cosa credi di fare? Credi di spegnere l’incendio portando una sola goccia alla volta sul fuoco?”
A questo punto tutti gli altri animali scoppiarono a ridere del piccolo Colibrì che, invece di offendersi, si rimise a sbattere velocemente le ali per dirigersi di nuovo verso il fiume, rispondendo al grande re della foresta: “Io faccio la mia parte!” E fu allora che tutti i cuccioli presenti, chi galoppando, chi saltellando e chi svolazzando si diressero verso il fiume a prendere acqua… e dopo qualche minuto, per non sentirsi da meno, tutti i grandi animali si diressero verso il fiume. Fu proprio così che l’incendio venne spento e la foresta tornò in poco tempo a essere più rigogliosa di prima.
La morale? Forse anche le scelte e le migliori azioni possono prendere la spinta dal basso!
Basta con le parole: Ognuno faccia davvero la sua piccola parte!
(foto di apertura in homepage by Veronika_Andrews on Pixabay)