Per una scuola con il contributo dei pacieri
A volte è davvero sorprendente la casualità con la quale certi libri ci capitano fra le mani. In mezzo a una vecchia libreria di famiglia noto una pubblicazione dal titolo Peglio (a cura di Gianni Volpe, ed. Stibu, Urbania 1998). È una raccolta di scritti e documenti che, con il contributo di molti autori con diverse competenze storiche, geografiche, archeologiche, religiose, politiche, etc., cercano di ricostruire e mettere in ordine la storia di un piccolo borgo di antiche origini che oggi si chiama Peglio (PU, Marche) e che anticamente si chiamava Castrum Pilei. Sfogliando i fretta le quasi 300 pagine si nota che a pagina 68 è presente questa frase:
Uno dei problemi che maggiormente assillarono gli uomini del Medio Evo e dell’età moderna, almeno fino al sec. XVIII, fu quello della pace, e non soltanto la pace fra Stati e fra Comuni che si combatterono a lungo con armi, ma anche all’interno dei comuni, tra persone e famiglie nemiche.
Quindi i Podestà e i Priori del tempo pensarono di costituire particolari figure cosiddette Pacieri (Paciarii): uomini riconosciuti da tutti come persone stimate, probe, che potevano intervenire con saggezza e prudenza per evitare l’accendersi di inimicizie e quindi di indurre persone e famiglie in contrasto verso un atto di pace (pax) o almeno alla tregua (treuga: antica orig. germanica).
Quello della pace è un vero e proprio istituto che ebbe una durata millenaria, dal sec. X agli inizi XIX; un istituto di cui abbiamo ancora testimonianza quando, nella “messa degli sposi”, lo sposo e la sposa ed i loro parenti si scambiano vicendevolmente il “bacio di pace” (sed pro hac vice tantum, come raccomanda un messale del secolo XII) e quando durante la messa, i fedeli sono invitati a darsi reciprocamente un segno di pace.
Queste sono formule che troviamo nelle “paci” tra Signori e tra Comuni delle nostre Marche e tra persone e famiglie ostili che si rappacificano. In tempi nei quali più che la giustizia pubblica vigeva la vendetta privata, vendette e rappresaglie coinvolgevano centinaia di persone, parenti o partigiani dell’una o dell’altra fazione.
L’importanza che era data alla sottoscrizione della “pace”, che era sempre accompagnata dal bacio di pace (osculum pacis); e che comprendeva pene gravissime, fino alla morte e alla confisca dei beni, che colpivano chi violasse la pace giurata compiendo un vero e proprio sacrilegio.
Ricordiamo che nei Promessi Sposi di A. Manzoni, Padre Cristoforo compie nella casa dell’uomo ucciso da lui, prostrato davanti al fratello, una vera e propria richiesta di pace.
Questa figura dei Pacieri è per noi, oggi, molto interessante, poiché negli attuali contesti scolastici abbiamo proprio bisogno di anticipare e gestire tutta una serie di responsabilità etiche che si potrebbero finalizzare alla risoluzione pacifica dei conflitti fra singoli studenti, fra gruppi di studenti, fra le diverse classi, fra professori e studenti, etc.
E allora perché non pensare di costituire in ogni classe un piccolo gruppo di Pacieri, come studentesse e studenti riconosciuti da tutta la classe e l’istituzione scolastica come giovani stimati, probi, etc., che potrebbero intervenire con saggezza e prudenza per evitare l’accendersi di inimicizie e soprattutto per indurre i litiganti a una anticipata soluzione di un atto di pace piuttosto che giungere a contrasti che poi, non portano a nulla di positivo.
E questi gruppi di Pacieri presenti nelle varie classi, non potrebbero anche essere coinvolti nei rapporti fra studenti e istituzioni scolastiche?
E queste, e tante altre forme di coinvolgimento, non sarebbero un grande esempio di democrazia attiva nelle varie istituzioni scolastiche?
E perché non pensare che la figura dei Pacieri sia rappresentata da ragazze e ragazzi presenti in altre classi e quindi non coinvolti nella classe in cui è presente uno di questi problemi relazionali?
E ancora, potrebbe essere utile, un docente o una docente, che come super partes, segue i gruppi di Pacieri? E, come giusto atto democratico, che deve cercare di coinvolgere tutti gli studenti che mostrano questa loro dote di Pacieri, come determinare la durata della carica di ogni Paciere?
Ragazze e ragazzi, restiamo tutti in attesa di sapere, quale sia la prima scuola italiana a istituire nelle sue classi la figura dei Pacieri!
di Maurizio Spaccazocchi