Allons enfants de la patrie?
La Francia sta tentando di mettere a regime un progetto di scuola di base nella quale le classi di prima media dovranno essere divise in 3 livelli. Tre livelli dentro i quali verranno “smistati” gli studenti in base alle loro competenze in lingua francese e in matematica. Competenze, queste ultime, valutate in stretto rapporto ai saperi e alle conoscenze acquisite dalle giovani e dai giovani nelle scuole elementari.
Già la scelta di collocare i giovani in tre diversi livelli, in base a queste due sole materie, appare subito frutto di una selezione gerarchica che restringe comunque l’ampia intelligenza pluridisciplinare che ogni giovane può più o meno avere acquisito dalla scuola e anche nel vissuto sociale e, perché no, anche famigliare. E dunque questo un criterio che sul piano culturale, offende la stessa cultura nelle sue ampie forme umanistiche, artistiche e scientifiche.
Inoltre la riforma prevede anche che si possa, per certi studenti con una particolare difficoltà, temporaneamente modificare il loro piano di studi per fargli seguire, sempre e solo, più ore di matematica e francese. Naturalmente questa scelta limitata, come già detto, non valuta affatto eventuali altri saperi che comunque potrebbero diversamente collocare gli stessi giovani all’interno dei tre livelli selettivi.
Questo test di posizionamento nei tre livelli limitati sul piano delle competenze, dovrebbe offrire secondo questa mentalità, la flessibilità di muoversi tra i gruppi durante l’anno, incoraggiando così il progresso e la mobilità all’interno del “nuovo” sistema educativo.
E allora, come si può pensare che un progresso di saperi e di conoscenze limitati alla sola valutazione di due materie possa stimolare un’obbligata “rincorsa” verso i livelli superiori?
Come il ministro dell’Istruzione e l’intera repubblica francese, possono pensare che questo “nuovo” regime scolastico possa stimolare gli studenti, che avendo ottenuto risultati più bassi in francese e matematica, a rimediare alla non semplice situazione di poter scegliere, in piena coscienza, in quale liceo o istituto professionale andare per proseguire gli studi?
E, come se non bastasse, come mai nessuna personalità colta presente nel governo francese, non si sia ribellata a questa vergogna che porta i giovani a misurarsi intellettualmente sulla base di questi tre livelli che fanno mortificare e pesare la posizione identitaria in cui possono venire a trovarsi?
È questa la vera scelta che dovrebbe fare un ministero dell’istruzione per risolvere le tante e diverse motivazioni che portano al piacere di studiare?
E non è forse, questa la scelta opposta, che mira a selezionare l’ignoranza nei confronti dei giovani francesi di origine straniera che in maggioranza si troveranno tutti al primo livello?
Ma oltre a tutto ciò, c’è un grande errore in una selezione fatta di tre livelli su sole due discipline, ed è questo: il futuro delle prossime generazioni tanto nei vari settori del sapere e del conoscere, non si avvale più una sola competenza professionale: le indagini, la ricerca di nuovi indirizzi disciplinari e quindi di lavoro, è da anni che si avvalgono di competenze inter, pluri, trans e pure antidisciplinari. E quindi oggi, non ha più alcun senso selezionare le persone sulla sola base di due discipline isolate da un tutto che dovrebbe sviluppare intelligenze basate sul concetto ampio e colmo di diversità.
Pensare all’evoluzione della diversità sarebbe stato anche facile per una nazione, come quella francese, che ha invitato i suoi enfants a partecipare a una rivoluzione tra le più importanti della storia e, soprattutto, questo invito era mosso dal grande motto Liberté, Égalité, Fraternité.
Un motto che risuona come una grande offesa nei confronti di una repubblica basata sulla Libertà di studiare, sull’Uguaglianza fra gli studenti, ma soprattutto sulla Fratellanza che mai può dividere i diversi figli di una grande nazione.
di Andrea Iovino e Maurizio Spaccazocchi