La forza e la grande dignità del perdonare

La forza e la grande dignità del perdonare

Certo, come si fa, dopo aver ricevuto una grande offesa, essere subito pronti a Perdonare chi ci ha pesantemente offeso, tanto nel corpo quanto nella mente?

Certo, come si fa, se qualcuno ci aggredisce di sorpresa a non reagire contro l’aggredito e magari cercando di offenderlo gravemente?

Certo, come si fa, a subire un’aggressione da un popolo per tanti mesi e non sentire il bisogno di difendersi finché si può?

E anche in una guerra, terminata pure con la perdita del paese aggredito, come si fa a non continuare a vivere con il peso di un Odio che cova nel cuore e che sembra non trovare mai una dovuta gratificazione?

Tutte queste domande possono certamente ricevere risposte positive, e quindi apparire tanto sensate quanto sostenibili da motivazioni più che comprensibili.

Noi però vorremmo riflettere, al di sopra di come si potranno risolvere questi diversi conflitti, sul come sia possibile uscirci, tanto sul piano umano quanto su quello relazionale. Ed è per questo che proponiamo di ragionare sul valore morale ed etico che vorremmo far emergere dalla parola Perdonare.

Il Perdonare va pensato soprattutto come un atto esclusivamente morale, che nulla ha a che fare con risposte o impegni materiali. Quindi dovremmo avere la forza superiore di interpretare la condotta umana del Perdonare, come sinonimo del Condonare: parole queste che contengono il grande atto  carico di meraviglia, che è insito appunto nel potente gesto del Donare.

Per-Donare dunque non vuol dire affatto dimenticare, ma quanto piuttosto vuol dire essere sagge persone che, pur avendo ricevuto una grandissima offesa, decidono (subito, dopo o alla fine del conflitto, qualunque esso sia) di reagire non con la stessa risposta (Occhio per occhio e Dente per dente) ma con la grande dignità e il grande coraggio etico che è insito nell’atto del Per-Donare. Sarebbe a dire che, invece di rispondere con la stessa “arma e con le stesse modalità”, si risponde con una mite e piena azione di dolce-tristezza che non è affatto un gesto di debolezza, ma quanto piuttosto un superiore livello di saggezza e di carità vista come un umano passo da giganti che porta al Con-donare.

Possiamo quindi affermare che in ogni fase del conflitto relazionale è possibile mostrarsi davanti al “nemico” con un gesto carico d’onore, per quanto “spiazzante”; un gesto che si materializza nel Per-donare. Un Per-Dono che comunque conserverà, con tutta dignità, la memoria del dolore e della sofferenza subita.

Con il Per-Donare e il Con-donare ogni parte, più o meno offesa, ritrova la possibilità di scegliere la via del Cuore piuttosto che l’impervia strada della Forza bruta.

E chi concede il Per-Dono, non lo fa solo per allentare le tensioni con il “nemico”, ma lo fa anche e soprattutto per giungere a sciogliere quel suo pesante sentimento di Odio che può chiudere il proprio vivere quotidiano in una oscura prigione psicologica, dalla quale non è per nulla facile liberarsi.

Con il Per-donare e il Con-Donare, non si cancellano le colpe degli uni o degli altri, ma si rinnovano i Senti-Menti, con i quali le forti emozioni vissute iniziano a confrontarsi con quella saggia ragione che cerca di reinterpretare in modo più umano e pacifico quella errata relazione offensiva. Con il Per-Dono noi tutti elaboriamo il passaggio cruciale dall’Odio all’Amore, come per esempio Alessandro Manzoni, nei suoi Promessi Sposi, fa dire a Padre Cristoforo: Forse la salvezza di quest’uomo e la tua dipende ora da te, da un tuo sentimento di perdono, di compassione… d’amore.

Concludendo:

Ragazze e ragazzi, non cercate mai le strade dell’Odio, perché questo è un veleno che uccide ogni piacere vitale. Cercate, piuttosto, di camminare sempre sui saggi viottoli del Per-Donare, poiché sono questi che possono aiutarvi a rivitalizzare i “frammenti” della mente e del corpo che si disperdono sempre durante i vostri conflitti qualunque essi siano.

di Maurizio Spaccazocchi