Quando tutto il resto è noia
Alcune volte poter fare riferimento alle canzoni può essere molto utile, come per esempio far emergere una importante riflessione iniziando da questa brevissima frase tratta da una nota e vecchia canzone del musicista e cantante Franco Califano:
Si d’accordo ma poi.
Tutto il resto è noia
No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia.
Maledetta noia.
Questa piccola frase può mutarsi in una bella metafora sul come le nuove generazioni di adolescenti vivono oggi la famiglia, la scuola e la società: sotto il costante e pesante sentimento della Noia.
L’adolescenza stessa come periodo esistenziale, sappiamo che si articola all’interno di una ristrutturazione dei legami di attaccamento che interessano l’intera condizione umana dei giovani. Famiglia, scuola, cultura e società, con le loro regole, inducono alla noia poiché non si adattano in modo armonico allo stile emozionale che sta evolvendosi nell’adolescente.
Ecco quindi che il bisogno di autonomia, di indipendenza, di scoperta del mondo e soprattutto di se stessi, porta a vivere ogni regola come un atto di frustrazione, come una noia che nemmeno si riesce a descrivere come si vorrebbe in una veste più esaustiva.
È per questo che “risuona” il refrain Tutto il resto è noia, che porta le nuove generazioni a fuggire da ogni dipendenza vissuta nel vecchio attaccamento salutare e incarnato, e che ora si percepisce come un atto di repressione, come un distacco da tutto ciò che prima era noto, comune e famigliare. Questo processo evolutivo, in cerca di una evidente azione di separazione e di autonomia, inizia proprio con la maturazione del sentimento di noia, ma noia, noia, noia. Maledetta noia. E allora si diventa soggetti mutanti, alla ricerca di nuove identità e di altre sperimentazioni che, ci si augura, per i nostri giovani, che dalla noia possano evolversi in Gioia, in una vera Gioia di esserci in un mondo “ritagliato” sulla loro misura emotiva e sentimentale.
Ma allora, se davvero avessimo voluto aiutare i nostri figli e studenti, a intraprendere questa positiva condotta mutante verso la Gioia, perché la famiglia, perché la scuola, perché la cultura e la società non hanno prodotto rinnovamenti più idonei per la loro evoluzione emotiva, intellettiva, fisica e relazionale che poteva benissimo realizzarsi sotto il segno della Gioia e non certo della Noia?
Se davvero questo progetto evolutivo verso la Gioia poteva dar forma a modelli di vita positivi e più idonei ad un sapere per saper essere, come mai la famiglia, la scuola, la cultura e la società hanno continuato a pro-muoversi per mantenere il loro egocentrico e immobile status-quo?
Ma ora forse, anche se con troppo ritardo, dovremmo mostrare il coraggio di rivedere l’efficacia delle relazioni in famiglia, mostrandoci autorevolmente gioiosi nei confronti dei nostri figli.
E forse ancora, anche sempre con troppo ritardo, dovremmo mostrare la forza intellettuale di rivedere l’efficacia di una didattica scolastica che possa mutare, con gioiosa autorevolezza, la pesante noia imposta da discipline più che “stantie”, ormai fuori da una scienza e una coscienza multidisciplinare che dovrebbe mirare al ben-essere vitale dei nostri giovani studenti.
E allora, ancor più con un ritardo addirittura assordante, dovremmo far uso di una autorevole saggezza per rivedere l’efficacia di una cultura sociale che impone conoscenze e desideri senza limiti, senza mai farli scaturire dall’autonomia gioiosa e giocosa delle nostre giovani generazioni, poiché anche questa obbligatorietà ad esserci a tutti i costi, è pur sempre una chiara offesa contro la Vita intesa nella sua totale interezza.
Concludendo
Ragazze e ragazzi, il vostro progetto di vita può solo potenziarsi se riuscirete a costruire le vostre giornate sotto il segno della Gioia…
No, non ho detto Noia!
di Maurizio Spaccazocchi