La classe in una val… di lacrime
In data 29 marzo 2024, nel Resto del Carlino (Quotidiano Nazionale) era presente un articolo a pag. 8 il cui titolo riportava questa affermazione del Ministro dell’Istruzione e del merito prof. Giuseppe Valditara:
Servono le classi con maggioranza di studenti italiani!
Ribadire una frase simile, come mezzo efficace per migliorare i contenuti educativo-formativi di una classe, è di per sé una considerazione tanto ingiustificata quanto molto offensiva per tutti i figli degli immigrati, e forse anche per tutti gli studenti italiani.
Il ministro con questa percentuale (addirittura vecchia di 15 anni poiché già si consigliava una percentuale del 30% di stranieri in una classe) del tutto irreale poiché la distribuzione geografica delle famiglie di immigrati non potrà mai essere uniforme nel territorio italiano.
Ma a parte le percentuali, uno Stato democratico come è il nostro, sino a che punto può ritenere efficace una educazione-formazione sulla sola base di una percentuale di presenze umane di diversa provenienza e competenza?
Come si può giungere ad affermare che con questa diversità numerica una classe avrà la fortuna di progredire molto più velocemente?
O ancora, come si può pensare che il grande valore inclusivo delle nostre istituzioni scolastiche, possa risolversi con una superficiale percentuale di diversità fra giovani italiani e “stranieri”?
Non si può assolutamente pensare che una distinzione numerica, che già distingue in due tipologie diverse di persone, possa essere la “salutare cura” dei problemi che oggi la scuola ha proprio perché da anni si affida a vecchie discipline che alla base non mostrano nulla di ciò che si dovrebbe fare in termini di principi umani altamente democratici.
Quando si vogliono distinguere i saperi di una persona e confrontarli con il sapere di altri, si cade nella svalorizzazione del saper essere per gli altri e non solo per i nostri figli, come se questi avessero un potenziale intellettuale ed etico ben più ricco di quello di altri studenti stranieri trattati come persone di “seconda mano”.
Ministro, quando Socrate sintetizzò il suo grande concetto “So di non sapere“, si era basato sul principio di una “ignoranza” intesa come consapevolezza di una conoscenza mai definitiva e che, fosse proprio da questa “ignoranza” che si poteva pro-muovere l’intrinseca motivazione a conoscere il mondo e le sue alterità. Una alterità additata come diversità, come quello che non sa l’italiano ma che sa esprimere tantissime altre “ignoranze” che potrebbero essere utili e rinnovatrici del comodo vissuto dentro il quale “sguazzano” oggi quasi tutti i nostri figli.
Ministro, chi ritiene i nostri figli più intelligenti e precoci dei figli degli immigrati, sta facendo un errore gravissimo poiché, in ogni forma di vita come in ogni tipo di lavoro, non è tanto il sapere a migliorare la qualità della conoscenza e delle relazioni umane, quanto piuttosto è il saper essere come vero valore evolutivo di un popolo che si ritenga davvero un Popolo.
Difronte a queste elementari “uscite” si dovrebbe avere la raffinatezza di dimostrare sulla base di quale principio è possibile attribuire ai nostri studenti, all’interno di una classe, il vero apporto integrativo nei confronti degli studenti stranieri. Stranieri che poi, moltissimi di questi, sono nati, parlano e pensano in italiano, anche se non hanno ricevuto la nazionalità solo per burocratiche ragioni inspiegabili.
Quindi, difronte a questa vergognosa selezione gerarchica si abbia il coraggio di affermare che non si fa affatto un favore ai nostri studenti italiani, ma che si offende palesemente e senza alcuna ragione tutti gli studenti stranieri!
Signor ministro, per assurdo, se questa “falsa” distinzione numerico-percentuale la ritenessimo davvero efficace, dovremmo fare appello al nostro senso etico e democratico, per poter giungere a ritenerla “falsa”. Per il bene della nostra nazione e di tutti gli Italiani, e ancor più per il bene di tutti le studentesse e gli studenti stranieri… che potranno dimostrare in un domani sempre più presente, che una percentuale fa sempre male, soprattutto a chi la pretende!
È attraverso la cura della diversità che tutti gli egoisti di questa terra potranno migliorare la qualità della loro vita.
di Maurizio Spaccazocchi