Quando la mente scrive e gioca con umorismo e intelligenza
La scrittura per esternalizzare non solo il serio che è in noi.
La scrittura è uno dei tanti modi per far sì che i nostri pensieri e le nostre fantasie possano esternalizzarsi e materializzarsi in parole scritte. Di solito, però, si pensa alla scrittura come a una forma intellettuale che debba mostrare la sola parte seria dell’essere umano: No non è così, e non deve essere sempre così! Perché la nostra mente e il nostro pensiero hanno bisogno di vivere emotivamente in forma molto più ampia, cioè all’interno di un “territorio” in cui gli esseri umani possano “nutrire” la loro intelligenza fra il serio e il frivolo, fra il drammatico e l’umoristico, fra l’impegno e il disimpegno, fra il logico e l’irrazionale, etc…
Abbiamo iniziato questo scritto, per poter fare un rimprovero a tutti quegli insegnamenti scolastici che propongono quasi sempre, forme di scrittura seria, impegnata, austera, come quasi a voler far credere ai loro studenti che, per esempio, i pensieri scritti in forma comica, ludica, umoristica, come pure surreali, siano meno impegnativi o meno importanti per lo sviluppo di una intelligenza che possa espandersi nelle forme creative ed emotive più ampie. No, noi tutti nella vita abbiamo il dovere e il diritto di poter “giocare” tanto nel “territorio” della serietà quando in quello della comicità, o della scherzosità in tutte le sue ricche e diverse forme. E una vera educazione alla scrittura è uno dei tanti “territori” all’interno dei quali far “giocare” l’intelligenza creativa e fantastica dei nostri giovani, senza “rinchiuderli” nella sola pratica dell’impegno serio intellettuale.
Il pensiero e la mente di tutti gli esseri umani, se non si esternalizza anche nelle varie forme di scrittura creativa ed emotiva più diverse, rischia di autolimitarsi e chiudersi in quei modelli mentali che la stessa scuola troppo spesso ha preferito pro-vocare in tutti noi.
Quindi, ora, sia a voi docenti che a voi studenti, portiamo ora degli esempi di scrittura che possono far scaturire idee per l’evolversi di una mentalità ri-crea-attiva, che “tocchino” il surreale, il burlesco, il comico, il delirante, etc…, a dimostrazione che questi pensieri scritti non sono affatto meno facili o meno scontati rispetto ai pensieri scritti definiti seri, colti o più impegnativi:
- Perché gli sci scivolano sulla neve? Perché se scivolassero sul caviale gli sport invernali sarebbero molto più costosi.
- Perché la nostra scrittura va da sinistra a destra? Perché altrimenti i periodi incomincerebbero con un punto.
- Perché le parallele non s’incontrano mai? Perché se s’incontrassero chi ci fa gli esercizi sopra si spaccherebbe le gambe.
- Perché le dita sono dieci? Perché se fossero sei, sei sarebbero o comandamenti e per esempio non sarebbe proibito rubare.
- Perché Dio è l’essere perfettissimo? Perché se fosse imperfettissimo sarebbe mio cugino Gustavo.
- Perché i bicchieri sono aperti in alto e chiusi in basso? Perché se fosse il contrario i bar andrebbero in fallimento.
- Perché la mamma è sempre la mamma? Perché se talora fosse anche il papà i ginecologi non saprebbero più dove andare a sbattere.
- Perché le unghie crescono e i denti no? Perché altrimenti i nevrotici si mangerebbero i denti.
- Perché il sedere è in basso e la testa in altro? Perché in caso contrario sarebbe faticosissimo disegnare una stanza da bagno.
- Perché Cristoforo Colombo ha navigato verso ponente? Perché se avesse navigato verso levante avrebbe scoperto Frosinone.
- Perché un angolo retto misura novanta gradi? Domanda mal posta: lui non misura niente, sono gli altri che misura lui.
- ..
Perché non riprendere ognuno di questi perché, per capire come si può giungere alla risposta “divergente” data?
Perché non provare, in classe o a casa, a inventare uno di questi Perché con una risposta cosi “lontana” rispetto al suo più logico perché?
Ricordiamo che questi 11 Perché non sono stati creati da una persona qualunque: sono frutto della mente creativa e ludica di uno fra più famosi semiologi e scrittori del mondo: Umberto Eco. Studioso che nella sua fiorente intelligenza ha scritto libri impegnativi e seri come ad esempio, il Trattato di semiotica generale e In nome della rosa tradotti in più di 40 lingue nel mondo, ma ha pure scritto un giallo dal titolo Numero zero nel quale fa “giocare” alcuni personaggi con questa sua surreale condotta dei Perché.
E allora se avete compreso il gioco, salutiamoci così:
Perché Umberto Eco ha scritto il romanzo Numero zero? Perché se avesse scritto il romanzo Numero dieci avrebbe indotto i suoi milioni di fans a leggere i romanzi Numero 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9, che lui non ha mai scritto!
O ancora:
Per quale ragione miliardi e miliardi di persone si ostinano ad andare ogni giorno sempre e solo in auto per le strade di questo pianeta? Perché solo così possono compiacersi sadicamente di far “sapere” agli altri miliardi e miliardi di pedoni, che loro sono riusciti a superare l’esame per la patente di guida.
E dunque:
Ragazze e ragazzi, liberate con la scrittura la vostra vena comica, surreale, ludica e scherzosa!
E fate in modo che questa sia per voi un’attività piacevole, perché solo divertendovi giungerete a capire che il comico è pur sempre frutto di un ricco e articolato pensiero intelligente!
di Maurizio Spaccazocchi