Caro Paolo,
– perché per quelli della mia generazione che in quegli anni
scendevano in Piazza per sostenere il fronte della giustizia
che è molto, molto, di più del rispetto della legalità;
– perché per quelli come me che ci hanno creduto e con le azioni,
le opere e le missioni, nel proprio piccolissimo hanno provato
a vivere condizioni in cui l’essere era coraggio e buona volontà;
– perché per quelli come tanti di noi, lontani dal bisogno di potere ma fermi
e con la schiena dritta contro ogni protervia, che non abbiamo perso nessuna
occasione per gridare contro la Mafia;
– perché per la gente comune, quelli che a pranzo guardavano il telegiornale,
e lavoro prima e lavoro dopo, la tua voce e il tuo sguardo fiero erano energia
stimolo, cambiamento, qualcosa di più della mera speranza;
– perché per “noi” era così semplice sentirsi dentro come te ed era così bello
accogliere dentro la possibilità cui tu stavi dando identità;
– perché a tanti di quel noi hai regalato la fiducia, nonostante tutto.
E allora, Caro Paolo come fossi un fratello maggiore, l’amico a cui credi
a prescindere, il coach che ti costringe a faticare sentendo la dignità
della fatica e il valore impagabile dell’onestà.
Quella maledetta bomba ci ha tolto il tuo guardo, ma tutto il resto
ce lo portiamo dentro immaginando che noi anche se non avremo mai, seppure
tutt’insieme, le tue capacità, continueremo a impegnarci comunque nel nostro
quotidiano per provare a essere come te. Uomini meritevoli dell’essere uomini.
Andrea Iovino