di Maurizio Spaccazocchi
La fortuna e la grandezza di una mente ri-crea-attiva che sapeva giocare fra la ludica ironia e la critica sociopolitica
Non è comune incontrare persone che sono state “baciate” da una visione aperta e lungimirante nei confronti della vita quotidiana e politico-sociale. Beh, Rino Gaetano, il menestrello nato a Crotone nel 1950 e morto a Roma il 2 giugno 1981 a soli 30 anni, ha ricevuto quel dono: dire in parole e in musica, con una leggera ironia e un pesante impegno sociale, verità e storie rivelandosi un precursore dei tempi che noi oggi tocchiamo con mano. Questa è anche la ragione per la quale c’è sempre qualcuno che non muore mai, perché le canzoni di Rino Gaetano, le sue parole unite alla sue melodie, il suo personaggio “circense” è rimasto impresso nella memoria di tutti di noi più vecchi e dei nostri complessi giovani d’oggi. Giovani che possono ritrovare nella sua voce ruvida canzoni come Aida che intrecciava amori e storia, o di Gianna che viveva di tesi e illusioni, o ancora di Berta che filava come esempio di un passato oramai improbabile, una sua istintiva e pur sempre ironica visione del valore e dell’importanza del genere femminile.
Saper andare oltre è la dote di chi vede più in là dell’orizzonte comune a tutti, anticipare i tempi, provocare verso ciò che era già una prima apparenza problematica e farlo con quel tono che ci permetteva di dire forse è uno scherzo, forse è una burla, ma intanto Rino lo cantava, lo squillava come quando l’Arlecchino dice la verità scherzando! E ancora oggi risuona l’impressionante catalogo della canzone Nuntereggae più, una sorta di manifesto strutturato in forma di elenco che “tocca” personaggi e temi d’ogni genere e ruolo sociale:
La castità (nun te reggae più)
La verginità (nun te reggae più)
La sposa in bianco, il maschio forte
I ministri puliti, i buffoni di corte
Ladri di polli
Super pensioni (nun te reggae più)
Ladri di stato e stupratori
Il grasso ventre dei commendatori
Diete politicizzate
Evasori legalizzati (nun te reggae più)
Auto blu
Sangue blu
Cieli blu
Amore blu
Rock and blues (nun te reggae più)
Ma il culmine della creatività e dell’ambiguità tipica della nostra specie umana, Rino Gaetano lo raggiunge in quel brano che nonostante tutto afferma con voce possente Ma il cielo è sempre più blu. Un altro suo lungo collage di categorie umane positive e negative inframmezzato dall’esaltante annuncio sul colore blu del cielo, quasi a dire che il nostro costante guardare la vita su questa terra, può essere riequilibrato rivolgendo gli occhi verso il cielo:
Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l’amore e i sogni di gloria
Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
Chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo
Chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia, chi va a Porta Pia
Chi trova scontato, chi come ha trovato
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Ma il cielo è sempre più blu
Questo ricordo di Salvatore Antonio Gaetano (questo era il suo vero nome) si può affrontare anche da un punto di vista scientifico.
Molti studiosi fanno una chiara distinzione fra i sistemi lineari e i sistemi complessi. Affermano che mentre i sistemi lineari sono prevedibili e possono essere descritti nelle loro singole parti, mancano di quelle capacità adattive che sono tipiche dei sistemi complessi, che invece sanno rispondere creativamente agli stimoli e sono in grado di cambiare, di evolversi. E proprio perché sono complessi possono ‘fare’ scelte, hanno varie opzioni di comportamento e ne possono sviluppare di nuove, se serve. Ma non possono essere scomposti. L’interdipendenza fra le loro componenti interne e l’impossibilità di scinderle sono le caratteristiche salienti di tutti gli esseri viventi.
Ecco che cosa ci ha lasciato Rino Gaetano: una espressione artistica semplice e complessa, dritta e storta, creativa e logica, ironica e seria, insomma è stato un artista che ha mostra al mondo quanto possa essere complesso il pensiero umano. Ed è proprio grazie questa ricchezza di diversità che ancora oggi possiamo onorare questo artista che nello stesso tempo gridava a squarciagola tanto Nun te reggae più quanto Ma il cielo è sempre più blu!
Grazie all’esempio di Salvatore Antonio Gaetano, dobbiamo sperare che ogni ragazza e ogni ragazzo mostrino, oggi, la forza di riaffermare a tutta voce la loro complessità, in tutti i luoghi e settori socioculturali, naturalmente compresa la Scuola, prendendo coscienza che la propria complessità non potrà mai essere misurata con il vecchio “metro” mentale che spesso, in classe, ritaglia un habitus umano che smembra una globalità personale inscindibile.
Ragazzi fate ascoltare ai vostri docenti le canzoni di Rino Gaetano, e osservate attentamente la “faccia” che faranno… da quella capirete i criteri lineari o complessi con i quali vi valuteranno! Senza mai dimenticare che comunque vada… il cielo sarà sempre più blu!